Ruggero Grio è l’uomo in mezzo alla piena limacciosa della Storia. Che non si sa da dove viene e non si sa dove va. E ti trascina nella sua violenza. Ruggero Grio non si ferma in mezzo alla corrente, lotta, combatte: non si arrende. Va avanti, procede nel cammino della sua vita, che poi è anche il cammino della Storia. Le due strade: quella di Grio e quella della Storia, si incontrano, si intrecciano, si confondono. In una sfida dove è racchiuso il mistero della vita. Dal suo sorgere al suo tramonto.
Perché dico questo? Semplice. Io non conosco, o almeno non conoscevo fino a un giorno di dicembre, il sig. Ruggero, che, guarda caso, passa l’estate nella mia contrada. Mi è stato presentato da due cari amici: Ottavio Scrugli e Peppino Romano, che mi hanno messo in mano due libri. I suoi. Per fare che cosa? Per leggerli, naturalmente. E devo dire, in tutta sincerità, che sono rimasto appagato da questa lettura. Una lettura che mi ha fatto conoscere il dott. Grio così come è: un luminare nella scienza medica, un dottore di grande spessore, un uomo che ama la vita, che dà luce alla vita. In poche parole: un ginecologo. Non solo, ma anche docente universitario che ha dato tanto alla cultura e alla formazione di numerose generazioni. E con ciò non ho detto tutto di lui, ho detto poco. E di proposito, perché per conoscere il dottore, per conoscere l’uomo Grio è necessario leggere il suo libro La mia sfida, dalla prima all’ultima pagina.
La mia sfida è un’autobiografia, quasi un diario come quelli di una volta che venivano scritti a sera alla fine di una giornata dove si annotavano le cose vissute, i fatti accaduti, le persone incontrate, riflessioni, opinioni personali. L’autobiografia è qualcosa di simile, più impegnativo, più argomentato. Simile ma non uguale, perché mentre il primo è qualcosa di strettamente privato, assolutamente riservato, la seconda invece è destinata al pubblico, è la storia di sé da far conoscere agli altri, quindi più argomentata, di più ampio respiro. È la narrazione della propria vita raffrontata alla vita degli altri in un contesto storico particolare, in un intreccio di fatti, avvenimenti non dipesi dalla propria volontà che nel tempo ne hanno condizionato la propria esistenza. È l’uomo, nel nostro caso il dottor Grio, che passa attraverso la Storia, ed è la Storia che incontra e si scontra con lui. Non c’è uomo senza la Storia, non c’è Storia senza l’uomo. Senza l’uomo che la racconti, a sé e agli altri. Ed è ciò che fa l’autore di questo libro.
Egli parla di sé, della propria famiglia, del padre, della madre, della sua terra, del suo paese: Polistena, la Calabria. Le tradizioni, le persone. E poi la guerra, il dopoguerra, le ansie, i timori, gli studi, gli amori. La professione che incontra e si scontra con la contestazione, il Sessantotto, gli anni di piombo. È la storia dell’uomo, del medico, del professore, ed è la storia del mondo che lo affianca e lo circonda, è la storia di cui il dottore porta i segni nella sua persona: 10 aprile 1978, ore 20,30 la Storia fatta di agguati, aggressioni, attentati entra nelle sue carni, con 7 colpi di pistola tutti andati a segno da distanza ravvicinata volti a colpire, volti ad uccidere in un processo farsa a cui l’uomo, il dottore, il professore, non si inchinò e difese con forza e coraggio la propria libertà, la propria dignità. (Capitolo XXII: Gli anni di piombo e le vittime del terrorismo) lettura pag. 100.
Per rendersi conto della consistenza, della varietà, della molteplicità dei temi trattati è sufficiente dare una scorsa all’indice e immediatamente, già dai titoli, balza all’occhio il multiforme interesse dell’Autore verso argomenti di più vasta portata che non siano semplicemente un percorso all’indietro della sua vita passata come a primo colpo potrebbe sembrare. Il matrimonio dei miei genitori; Fine della guerra, la rinascita; Virgilio e il trionfo agli esami; Mazzini, la Massoneria, il Risorgimento; L’ulivo incantato di Laureana; Il matrimonio: i figli; Mi lascia anche Michele, mio figlio; Cattedratico e direttore della seconda Clinica Universitaria; Le sacre rappresentazioni pasquali al mio paese; Il culto della Madonna della Lettera e la Varia a Palmi (in inciso: anche noi a Tropea abbiamo un bel dipinto della Madonna della Lettera, un tempo nella Chiesa di Michelizia ora al Museo Diocesano), Sempre lei, mia madre; In pensione. Basta ciò per capire quanto forti sono, sono stati, i legami del professore con la sua terra: la Calabria; col suo paese: Polistena; con la sua famiglia: i genitori, il padre, la madre, i figli, la moglie. Basta la citazione di alcuni titoli per capire con quale forza interiore il dottore fin da piccolo ha affrontato le vicissitudini della vita nei momenti belli, nei momenti brutti e di come sempre ne è uscito temprato nel carattere, proiettato in avanti lungo una strada accidentata che lo ha portato lontano, sulle alte vette di una carriera intensa di emozioni, di soddisfazioni, di successi, di “trionfi”. A ciò hanno contribuito, senza dubbio, la coesione familiare, lo studio, l’impegno, la fede àncora e faro che hanno dato impulso e determinazione nel superare ogni difficoltà, ogni avversità.
Noi dobbiamo essere grati al dottor Ruggero Grio per ciò che ha fatto, con serietà professionale, con passione, con umanità. Se crediamo, e vogliamo credere, che la vita è un dono di Dio, o di chi per Lui, e come dono non si può e non si deve rifiutare, dobbiamo pur credere che il dottor Ruggero Grio, ostetrico, ginecologo, è la mano di Dio che porta alla luce l’essere umano. Dobbiamo essere grati a lui che è stato in mezzo alla Storia ed ha speso la vita per la vita. E dobbiamo essere a lui grati per l’amore che porta, che ha portato, per questa nostra terra che lo ha visto nascere, che non ha mai dimenticato. Illustre figlio che rende onore e vanto alla Calabria intera.
Non voglio elogiare il dottore, non ne ha di bisogno. Un invito, però, mi va di farlo: leggete il libro. Vi assicuro: non è una noia.
Tropea, 27 aprile 2024, sabato, Cappella dei Nobili
Pasquale De Luca