Passioni e amori nel romanzo di Pasquale De Luca
Passioni e amori nel romanzo di Pasquale De Luca
Il romanzo di Pasquale De Luca “Filomena racconta il peccato” conclude le vicende narrate nei suoi precedenti lavori “La terra di Filomenta” e “I figli di Filomena”.
La narrazione si snoda in quest’ultimo libro con la voce narrante della nonna Filomena, che racconta ai nipoti Gigi e Lalla, rispettivamente figli di Lucia e di Luca, sotto l’albero del vecchio noce, storie, fatti, avvenimenti tristi e disperati di persone ricche e povere in un contesto di miserie e di degrado, storie nate e vissute nel territorio e nella città di Tropea: città con le sue regole, con i pregiudizi dei tempi non privi di vessazioni delle classi dominanti sul popolo, unitamente allo sperpero del loro patrimonio o al consolidamento del casato attraverso scelte imposte ai figli che si perdevano per i frutti proibiti. “L’amore rubato non fruttifica mai”.
Lo scrittore ha un suo stile sobrio, agile, di narratore attento, scrupoloso e di curioso investigatore e indagatore sulle cose del passato, sugli uomini e sulle donne, sui servi e sui padroni, sugli umili e gli arroganti e li coglie nella loro umanità e contraddizione.
Il tema di fondo di questo racconto vive nell’affresco storico sociale di un mondo, quello di Tropea, lontano nel tempo e nello spazio. Sono presenti gli antichi e austeri palazzi, le splendide chiese, i conventi, i monasteri, i vecchi mulini nelle vallate e tutto questo ambiente brulica di personaggi ricchi o poveri, la cui vita finisce in tragedia, una volta spinti dalle passioni e dalle ambizioni.
Essi perdono la libertà, l’amore, e la vita.
In questo mondo drammatico solo Filomena è riuscita ad affermare se stessa e la sua libertà per la tenacia e la costanza di esistere e di amare.
Filomena non ha soltanto da consegnare ai nipoti la sua storia, ma ha tante, tante storie da raccontare con toni fiabeschi, ma, a volte, amari e crudi.
Uomini e donne, nobili e plebei finiscono in un vortice rovinoso per se stessi e per gli altri, seguendo istinti ed impulsi di una società chiusa e di falsi valori, imposti da un potere arbitrario e indiscusso.
Il romanzo non dà lezione di morale, ma denuncia le storture e le angherie di costumi obsoleti e tradizionali che negano le relazioni di libertà e di dignità tra gli uomini.
Filomena comunica ai nipoti il mondo che l’ha vista protagonista nella tragedia della Guerra mondiale: i bombardamenti, la casa distrutta, la difficile ripresa della vita, la lotta per affermare il diritto di avere una famiglia e i figli istruiti e liberi dal bisogno. Invecchiata, con la voce stanca, ma felice, narra ai nipoti con dolcezza e tenerezza storie amare e belle.
Filomena ha sofferto nella sua terra, nel suo paese, insieme ad altre donne di cui parla ai nipoti e di cui espone le vicende che sono lo specchio delle contraddizioni di una società ingiusta e diseguale.
Lo scrittore ci presenta un nuovo modo d’essere, di porsi nella vita, quello dell’amore affermato con forza e dignità, analizzando poi le passioni, le aspirazioni dei vincitori, le rassegnazioni dei vinti, la lotta per il riscatto e presenta al lettore protagonisti veri, che, nel bene e nel male, si tormentano sulle macerie di una umanità dolente e dolorante, da cui si salva solo l’innocenza di un dolce e disinteressato sentimento, che matura da una condizione dignitosa di vita e che diventa eroica resistenza del bene.
Filomena racconta storie di nobiltà e di miserie, di peccati e di inganni, di tradimenti, di umiliazione, di morte e di grandi amori.
Nel romanzo l’uomo appare in tutta la sua materialità, nella sua potenza e nella sua debolezza. Le diverse e differenti storie corrono sul filo della memoria, del ricordo, della nostalgia.
L’inserimento di locuzioni e termini dialettali, rispettosi e consoni al tono narrativo, rendono viva la realtà rappresentata.
Pasquale, nel descriverla, produce un mondo poetico, fatto di cadenze musicali e immagini suggestive, di paesaggi notturni o solari dei luoghi, marini o agresti, che sono sorretti, nello stesso tempo, da una costruzione lessicale di profonda sensibilità estetica che nel suo fluire si fa parola.
Filomena muore in un tramonto nella Terra di Sopra con la mano cadente e lascia ai nipoti una storia, tante storie, belle e drammatiche, su cui riflettere per un futuro diverso dal suo passato. Futuro che si concretizza nell’affermazione di una nuova generazione che vive il passaggio da una società contadina, statica ed arretrata, ad una società tecnologicamente avanzata, in continua evoluzione, che, pur tuttavia, ha bisogno di affetti e di sentimenti profondi che solo l’amore può dare.
Il romanzo affascina, coinvolge il lettore che, preso dal ritmo degli avvenimenti e dai vari mutamenti storici, per gli intrecci narrativi familiari e di costume, belli e tenebrosi, austeri e miseri, pietosi e teneri, entra in un mondo di conflitti prodotti da una società chiusa e statica la cui libertà dipende da anime generose e impegnate pronte ad amare chi ci sta vicino.
A conclusione di questo lavoro di Pasquale si può affermare con grande certezza che egli dà respiro e forza ad una poetica piena di umanità, tenera e commovente per la natura e le sue creature.
Prof. Girolamo Caparra
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