L’Agopanto blu
In un abbraccio di dolore e amore si sviluppa un meraviglioso fiore:
l’Agopanto blu di Giuseppe Orefice e di Stefania Tinessa
La vita è un dono, e non lo dico io. Basta pensarci un poco, e ti rendi conto che è così. Non perché lo dice una qualsiasi religione, che in quanto tale codifica l’osservazione empirica dell’uomo e l’avvolge in un alone di mistero, ma perché non siamo noi ad aver forgiato la nostra vita. Si creda o non si creda, è così. Nel primo caso, se si è credenti, è Dio, nella sua bontà infinita, che ci ha dato il soffio della vita: ci ha fatto un dono. Nel secondo caso, se non si è credenti, in modo più materiale con l’atto genitoriale, sono stati il papà e la mamma in unione d’amore a darci la vita: un dono d’amore. Ad ogni modo, a conclusione di questo breve ragionamento, sia che sia stato Dio, sia che siano stati i nostri genitori, la vita è un dono. E in quanto dono non va sprecato, ma va accettato, onorato e rispettato. In questa scia si muovono i nostri Autori: Giuseppe Orefice e, in modo particolare, Stefania Tinessa.
Non è necessario conoscere l’Autore, nel nostro caso gli Autori, per conoscere lo spessore culturale dell’Autore. È necessario leggere il libro che, anche questo, come per la vita, è un dono. E come tale va accolto e accettato. Esso ci rivela la capacità narrativa del poeta o dello scrittore, la capacità di afflato discorsivo e del racconto, la purezza di immagini, il valore morale che lo caratterizza e lo distingue. Esso ci fa scoprire l’intimo recondito della persona umana mediante un viaggio nell’arte della parola, strumento principe di chi scrive, compone o racconta. Solo chi conosce il dolore e l’amore ne può parlare.
Ne parla Stefania Tinessa, e con lei l’Orefice, sotto forma di favole sviluppate in maniera magistrale al profumo dell’agapanto, un fiore meraviglioso nei suoi colori: il fiore dell’amore. Che non è solo felicità e gioia, ma anche dolore. Un dolore che viene superato dalla speranza e dalla libertà, la speranza che dà impulso al desiderio di libertà sempre nutrito dall’uomo a cui non rinuncia mai neppure nei momenti più difficili della vita. Giustappunto è il cammino della vita che viene rappresentato dall’Agapanto blu nelle diverse favole che lo compongono come i petali del suo fiore in un tutto di eccezionale bellezza. Un cammino a varie tappe, con fermate e spinte in avanti, con inciampi e forza di andare oltre in una crescita costante in un contesto di luoghi e di fatti delicatamente descritti dalla penna agile e scorrevole degli Autori che immettono il lettore in un mondo meraviglioso, in un crescendo di emozioni. Dove, però, il filo conduttore si intreccia a due motivi caratterizzanti la vita umana: amore e dolore. Che non abbandonano mai, neppure nel momento ultimo dell’esistenza.
Grande è l’artista che riesce a creare opere che catturano l’attenzione, l’interesse, la curiosità. Grande è l’artista che suscita, che trasferisce emozioni. Grande è l’artista che riprende la realtà, la modifica, la trasfigura con la sua arte, sia lui musicista, pittore, scultore, poeta, scrittore. Grandi sono i nostri Autori che hanno in sé queste capacità di osservare, di studiare, di capire, di astrarre la realtà trasformandola in un sogno, riportandola come una favola. È ciò che fanno, e ci riescono molto bene con una scrittura docile, accattivante, Stefania Tinessa e Giuseppe Orefice in un libro di favole in cui proiettano sotto forma di favola, appunto, la realtà della vita vista nelle sue diverse sfaccettature con le dominanti del dolore e dell’amore. I contrasti della vita. E creano un capolavoro, dove tutto è orientato alla speranza e alla libertà: i luoghi, i fatti, i personaggi. Tutti contribuiscono all’assunto degli Autori: distrarre, emozionare, partecipare.
I personaggi, anche nei loro nomi, non occasionali, Tania, Mino, Donna Severa ultima erede del Granducato di Osso di Prugna e nipotina, la dolce Larissa un batuffolo di amore, Minù giovane medico altruista, sono presi dal vero e proiettati in una dimensione favolistica, dove a stento riesci a cogliere ciò che è vero e ciò che è inventato, in una netta distinzione. Essi vengono descritti in azione, caratterizzati nella personalità, nel modo di gestire le situazioni, senza, per ciò, perdere nulla del loro essere umano. Anche gli altri, che umani non sono, ma assumono caratteristiche tipiche degli umani per il loro modo di comportarsi, per i loro sentimenti, per la parola, vivacizzano le scene dove si svolgono le azioni. Questi sono simpatici animaletti che interagiscono fra loro e danno vitalità al racconto portando tutto in un’atmosfera di sogno, senza dimenticare mai la realtà che li circonda. Essi sono cani e gatti, capretti e agnelli, coniglietti e scoiattoli, gli animali della radura e del bosco, i coniglietti, gli uccellini, gli aquilotti, l’aquila reale, la tigre, la leonessa, l’orso bruno, la biscia, la lupa, le marmotte, ognuno con un compito particolare che lo assolve in modo ottimale come gli è stato assegnato. Su tutti dominano i protagonisti in assoluto: Fortunato e Felicetto, due cani labrador, e Lilù, il passerotto curioso, pronti a mettersi in azione appena il regista fa schioccare il “Ciak, si gira”. E poi i luoghi: la Montagna Fatata, la Fattoria dell’Accoglienza, la Piana degli Abeti Rossi e quella della Serenità, la Quercia della Luna, quella del Sole e quella della Quiete, la Radura dei Colori Vivaci, il Fiume dei Sogni Felici e il Ruscello delle Allegre Acque, la Collina della Salubre Aria, la Casa del Benessere, che, nell’insieme, concorrono tutti a creare un paesaggio di magico incanto nel piacevole fluire della parola. Dove, però, non mancano l’avventura, il gioco, i momenti lieti e felici, la spensieratezza, la sofferenza e il dolore. In un intreccio continuo e costante di episodi legati fra loro che procedono verso una non prevedibile conclusione.
È questo il grande merito dei due Autori: prendere la realtà della vita con le quotidiane preoccupazioni, i suoi sogni, gli amori, i dolori, le delusioni e calarla in un’atmosfera di sogno, fantastica, un mondo magico irreale ma reale nello stesso tempo, senza dimenticare le sofferenze, le gioie, i dolori, con dispiaceri, sorrisi, lacrime e pianti. In una proiezione di Speranza e Libertà, tangibilmente rappresentati dal colore del cielo e dai due corvi che portano questo nome. Sul tutto campeggia la bella immagine della copertina L’Agapanto blu, il fiore della vita e dell’amore che spinge a continuare la vita, nonostante immani tragedie, malattie e dolori, in un abbraccio inscindibile di dolore e amore.
Dolore e amore, i due temi irrinunciabili della vita, che in questo libro vengono trattati sotto forma di favola che avvince e conquista in un crescendo di azioni e di emozioni. Un libro che ci fa pensare bambini, che ci va tornare ai nostri tempi trascorsi nel passato, un libro che ci fa gioire e soffrire. Un libro da leggere e meditare. Un libro che emoziona.
Grazie Giuseppe, grazie Stefania per averci permesso di rivivere antichi sogni, grazie per questo meraviglioso dono, grazie per averci fatto ritornare per un attimo anche noi bambini.
Tropea, domenica, 13 settembre 2020, san Giovanni Crisostono, ore 11.15
Pasquale De Luca
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